In questi giorni l’Italia ha aggiornato le line guida per il piano d’emergenza Nucleare. Ecco cosa è cambiato e quali sono le regole.
In questo periodo di incertezze, la corsa ai vari piani d’emergenza è sempre più diffusa e in questi giorni la cosa ha riguardato anche l’Italia.
È stato infatti appena rivisto il piano delle linee guida per l’emergenza nucleare. Una serie di regole che non venivano aggiornate da anni e che in questi giorni sono quindi state rivalutate.
Ecco, quindi, quali sono i vari possibili scenari in caso di problemi legati al nucleare.
Il nuovo piano del governo e perché si è reso necessario
Iniziamo con il dire che al momento non c’è alcun allarme legato al nucleare. Ciò nonostante, vista la guerra che incombe, il Governo ha deciso di rivedere le regole del piano nazionale per le emergenze radiologiche e nucleari.
Un aggiornamento voluto anche per via dei troppi anni in cui era rimasto invariato.
In breve, si tratta di tutta una serie di regole che andrebbero applicate in caso di problemi agli impianti molto piccoli ma vicini al confine nazionale e, in caso di danni, a quelli lontani ma molto più grandi e pertanto pericolosi.
Il tutto è stato firmato da Fabrizio Curcio, capo della protezione civile, ente che in caso di problemi si occuperebbe dei vari interventi.
Quali sono le linee guida del piano d’emergenza nucleare in Italia
Il piano prevede diverse fasi che variano in base al tipo di incidente e a dove si verifica.
Tra le regole base, da mettere in pratica in caso di problemi ad impianti che si trovano a circa 200 km, ci sono quelle legate al restare in casa con porte e finestre chiuse e con sistemi di ventilazioni spenti. Il tutto sarebbe stato stimato per un tempo massimo di circa due giorni.
Anche alcuni alimenti sarebbero bloccati e tra questi il latte, la carne, la frutta e le verdure. Alimenti che in caso di contaminazione subirebbero radiazioni significative.
C’è poi la iodio profilassi che in questi giorni è stata al centro dell’attenzione di molti.
Si tratta infatti di una misura di prevenzione per la tiroide, organo che subisce maggiormente le radiazioni.
In caso di emergenze, andrebbero quindi assunte delle pillole di iodio volte a ridurre l’assorbimento di quello radioattivo.
Com’è già stato specificato più volte, si tratta di una profilassi d’emergenza e che non andrebbe attuata prima. Questa è indicata infatti solo da 24 ore prima a due ore dopo (secondo il piano anche otto) l’eventuale esposizione. Anticipare o ritardare i tempi di intervento potrebbe rivelarsi più dannoso.
Per incidenti in zone più lontane, sarebbero previste regole meno rigide e legate per lo più alla fiera produttiva che cambierebbe. E tutto in modo da non andare incontro all’importazione di cibi radioattivi.
È stata poi delineata una linea d’azione per informare la popolazione in modo tempestivo e per mettere così tutti al riparo. Ovviamente si tratta di linee guida che tutti sperano di non dover mai attivare ma che a livello preventivo è stato scelto di aggiornare per la sicurezza di tutti.